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Come mettere fine ad un progetto fatto di musica, promozione dell’agio e integrazione sociale: l'amara chiusura del progetto "Orchestra ravvicinata del Terzo Tipo"

Pubblichiamo integralmente la lettera che ci è pervenuta dalla Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia (Roma), che denuncia la fine di un progetto culturale di inclusione attraverso la musica

 

Dopo sette anni di lavoro l’Orchestra ravvicinata del Terzo Tipo, un progetto di ensemble integrato costituito da musicisti professionisti e pazienti psichiatrici della ASL Rm 1, volge al suo termine, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà. 

Un progetto di promozione dell’agio, finanziato dal Comune di Roma Dipartimento Politiche Sociali Direzione Benessere e Salute, che la Scuola Popolare Di Musica Donna Olimpia ha avuto l’onore ed il piacere di condurre arrivando a costituire ed una vera e propria orchestra integrata per gli utenti adulti afferenti ai servizi della Asl RM1, un ensemble permanente che ha visto coinvolti in un percorso didattico utenti ed operatori sanitari, musicisti professionisti  - tra gli altri strumentisti delle band di De Gregori e dell’Orchestra Piazza Vittorio, studenti di musica e più in generale la ‘comunità accogliente’ propria della nostra Istituzione.

In questi anni il servizio gestito in sinergia con le istituzioni ha sempre svolto le proprie funzioni con soddisfazione dei soggetti coinvolti e delle famiglie dei destinatari raggiungendo gli obiettivi preposti. Anno dopo anno la nostra equipe è riuscita, durante gli incontri con cadenza settimanale, a proporre ai destinatari contenuti musicali via via più complessi e raffinati elevando il livello delle sfide performative attraverso numerose esibizioni dal vivo in club e teatri della nostra città.

Un percorso vivo, nato dall’idea che l’accesso alla musica debba essere garantito a tutti, che si è sviluppato su riflessioni di orizzontalità, di scambio reciproco, di valorizzazione delle differenze. Un cammino nel quale la Scuola Popolare di Musica Donna Olimpia ha investito tempo e risorse senza mai risparmiarsi, rinnovando i temi, le mete, i linguaggi, per mantenersi fedele a un’idea radicale di arte come linguaggio.

Molti tra i nostri insegnanti, operatori e allievi hanno contribuito allo sviluppo del progetto, donando tempo, competenze ed entusiasmo a un’impresa così ispirante. Molti tra i nostri amici, colleghi, conoscenti si sono emozionati nell’assistere al concerto annuale, trovando sempre nuovi spunti di riflessione, nuovi punti da cui focalizzare lo sguardo, addirittura nuovi argomenti di dibattito e discussione  in convegni nazionali ed internazionali e in percorsi di formazione accademici.

Ogni esperienza ha una fine: non è di questo che ci rammarichiamo.

Lamentiamo però la poca chiarezza nel processo decisionale, che fa sì che ci si interroghi sui criteri e, conseguentemente, sulla bontà della decisione.

Da più tempo, infatti, le istituzioni hanno ventilato difficoltà nella prosecuzione del percorso a causa della stringente normativa del codice degli  appalti, che prevede una rotazione degli stessi al fine di evitare fenomeni concentrazione monopolistica: per questo motivo, abbiamo  invece fatto  sempre  riferimento  al  Codice  del  Terzo  Settore che a nostro avviso prevede esplicitamente le possibilità che un percorso del genere prosegua.

Finché, nel gennaio 2019, gli organi preposti della Asl Rm1 hanno richiesto esplicitamente delle manifestazioni di interesse da parte di altre associazioni per la conduzione del progetto: sembrava la fine di ogni possibilità di partecipazione per la nostra istituzione, accompagnata peraltro da argomentazioni di solo ordine burocratico.

Ma nessuno aveva fatto i conti con le famiglie degli utenti che, a fronte di un progetto che aveva arricchito con bellezza e relazioni la vita quotidiana dei loro cari, hanno cominciato a creare pressioni affinché si potesse proseguire per un altro anno.

È stato quindi possibile avviare una nuova annualità del progetto proprio durante la pandemia del 2020; nonostante i grandi problemi di gestione è stato possibile esplorare nuove possibilità artistiche, dando vita a un nuovo percorso i cui frutti sono rappresentati da 4 video professionali che rendono conto delle possibilità che la musica, in quanto linguaggio artistico-espressivo, apre a ogni situazione umana.

Nel frattempo la sentenza 131 della Corte Costituzionale su Terzo Settore,  coprogrammazione  e  coprogettazione ha  indicato  nuove  soluzioni che danno respiro alla possibilità di proseguire questo percorso soprattutto mostrando come sia ammissibile un modello diverso,  rispetto a quello configurato dal mercato e dalle finalità di profitto che lo caratterizzano. Uno schema che assuma come criterio-guida la necessità di assicurare il “coinvolgimento attivo” degli enti del Terzo Settore nell’ambito di un rapporto collaborativo tra associazioni e soggetti pubblici; che mostri come soprattutto l’area dei servizi alla persona in un contesto di fragilità non possa essere riconducibile meramente alla fornitura di prodotti da acquistare sul mercato ma richieda invece, così come prevede la normativa, un approccio sinergico.

Sembrava quindi che una possibilità ci fosse, al netto delle difficoltà nel far passare alle istituzioni l'importanza reale di un progetto come questo.

Ed è qui che ci siamo trovati a scontrarci con l’amara realtà.

Perché a fronte dell’impegno e della chiarezza di intenti che sembrava reciproca, a fronte delle nostre mail di richiesta di confronto e progettazione, a fronte dell’adesione della Asl Rm1 alla nostra partecipazione a bandi di fondazioni e pubblici organismi allo scopo di ricercare ulteriori fondi per il potenziamento del progetto, ci siamo trovati a sapere che il nostro cammino non sarebbe proseguito: non dall’ente che ufficialmente si occupa dell’aspetto decisionale, non dal personale con cui abbiamo collaborato per anni, bensì da parte di  chi  è  stato  individuato come nuovo referente per  far  ripartire un nuovo progetto musicale.

Questa fine amara ci costringe a interrogarci su quali siano i criteri per la prosecuzione di un cammino progettuale; su quali politiche una comunità possa seguire per costruire i propri percorsi. Su quali decisioni si è chiamati, e su chi ha la responsabilità di prenderle. Su quali possano essere le pratiche che garantiscano la partecipazione a chi, più di ogni altro, ha diritto a far sentire la propria voce: gli utenti, le loro famiglie.

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