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Cagnolini nelle corsie degli ospedali pediatrici italiani e nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di I grado per ridurre l’ansia, migliorare l’umore, distrarre e alleviare la percezione del dolore nei più piccoli: questo l'obiettivo dell'Associazione For A Smile ETS, che dal 2017 sta portando avanti il progetto "Basta una zampa", donando incontri con gli amici a 4 zampe a più di 40.000 bambini in Italia.

I benefici della Dog Therapy sono evidenti, sia per i bambini che per le loro famiglie, che grazie alle attività proposte dai coadiutori I.A.A. possono vivere momenti di leggerezza e di stacco, permettendo allo staff medico-ospedaliero di operare in una situazione di minore tensione. L’attività con i cagnolini, infatti, regala ai bambini senso di protezione in una fase dominata dall’incertezza, distoglie l’attenzione dall’ambiente ospedaliero, rafforza la complicità, aumenta la fiducia verso gli operatori sanitari, aiuta ad elaborare un linguaggio verbale e non verbale nella comunicazione e costituisce una indiscutibile valvola di sfogo nell’attesa. A scuola l’intervento di Pet Therapy lavora su meccanismi emotivo-affettivi volti ad abbassare il livello di stress; si tratta di attività di tipo ludico-ricreativo e di socializzazione attraverso le quali si promuove la corretta interazione uomo-animale-ambiente. Accade qualcosa di speciale quando un bambino incontra un amico a quattro zampe: lì For a Smile Onlus c’è“.

La notizia completa in questo articolo su La Voce dei Medici

 

 📷  Photo credit: Eric Ward on Unsplash

 

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Margherita e Damiano Tercon - in arte I Terconauti - negli anni scorsi, due vulcani di idee!

Con "Una storia di autismo normale" tornano a teatro, a Brescia, parlando di loro in modo ironico e divertente: Damiano e Margherita sono fratelli. Lui ha 41 anni, è autistico e sogna di diventare un cantante lirico. Lei è la sua spalla, una tipica sibling e lo aiuta nella realizzazione dei suoi sogni. Insieme a loro c’è Philipp, soprannominato “lo schiavo”, fidanzato di Margherita e così generoso da avere un unico desiderio: essere utile alla coppia.

Lo spettacolo è un misto tra cabaret, sketch comici, dialoghi col pubblico, proiezione di video e canto lirico. La performance parla di autismo e relazioni in chiave comica, alternandosi con momenti di riflessione: gli artisti mettono in scena la propria vita e quotidianità a contatto con una persona autistica, mostrandone la normalità al di là di ogni possibile pietismo, e i Terconauti smontano pregiudizi e luoghi comuni sullo spettro autistico, concentrandosi su quelle che sono le possibilità invece che sui limiti, parlano di persone e non di malattie.

 

Per assistere al loro spettacolo >> https://www.ticketone.it/event/i-terconauti-una-storia-di-autismo-normale-teatro-santa-giulia-18403675/

 Apre a Trevi (PG) la residenza d’artista organizzata dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi ONLUS, che darà forma alla mostra itinerante, accessibile e multisensoriale dal titolo “Storie sulle dita – ALBERI“: illustratori e artisti selezionati saranno al lavoro sulle quattro aree tematiche proposte – Germogliare, Crescere, La vita adulta, Il ciclo della vita – per creare istallazioni, opere tattili e laboratori artistico-didattici accessibili anche a chi non vede.

La mostra “Storie sulle dita – ALBERI”, sarà inaugurata domenica 21 Aprile nelle sale affrescate della seicentesca Villa Fabri di Trevi (Pg) – luogo scelto per la sua centralità rispetto al sorprendente paesaggio naturale della Fascia Olivata Assisi – Spoleto un Patrimonio agricolo di rilevanza mondiale della FAO, inserito nel programma GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems) – dove resterà aperta al pubblico fino a domenica 28 Aprile 2024.

Sarà inoltre operativo il TACTILE GO! , una biblioteca itinerante di letture accessibili. Uno spazio a misura di bambino, con tavoli, sedute, lavagne interattive, libri e materiali per laboratori didattici. In questo spazio la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi esporrà le sue pubblicazioni tattili e realizzerà attività di approfondimento sul braille, sulla grafica accessibile e sull’illustrazione tattile, con particolare attenzione in questo contesto ai temi della natura e degli alberi.

La notizia integrale anche in questo articolo su La Voce dei Medici

Alcuni resoconti delle riunioni tra medici, infermieri e pazienti nell’ospedale di Gorizia furono pubblicati in due libri di Franco Basaglia e Franca Ongaro, ovvero "Che cos’è la psichiatria" del 1967 e "L’istituzione negata" del 1968; ci soffermiamo in particolare su questa loro riflessione

"...Vedemmo che, dal momento in cui davamo risposte alla povertà dell’internato, questi cambiava posizione totalmente, diventava non più un folle ma un uomo con il quale potevamo entrare in relazione. Avevamo già capito che un individuo malato ha, come prima necessità, non solo la cura della malattia ma molte altre cose: ha bisogno di un rapporto umano con chi lo cura, ha bisogno di risposte reali per il suo essere, ha bisogno di denaro, di una famiglia e di tutto ciò di cui anche noi medici che lo curiamo abbiamo bisogno..."

 

Un altro elemento, importante, caratterizzò la sua visione quando ottenne l'incarico di Direttore dell'Ospedale Psichiatrico di Trieste: i padiglioni, che in precedenza avevano ospitato i pazienti internati, si trasformarono in luoghi culturali frequentati da artisti e musicisti illustri tra i quali Ornette Coleman, Giorgio Gaslini, Dario Fo e Franco Battiato.

Non solo: apprendiamo tramite Wikipedia che: "...Lo scrittore e drammaturgo Giuliano Scabia, l'artista Vittorio Basaglia, cugino dello psichiatra Franco, insieme ad altri operatori, a infermieri e pazienti, all'interno del Laboratorio P, installato nel gennaio del 1973 nell'Ospedale psichiatrico, uno spazio libero di creatività, idearono il cavallo - in onore del cavallo "Marco", un cavallo reale che dal 1959 era adibito al traino del carretto della lavanderia, dei rifiuti e del trasporto di materiale vario nel manicomio e che era stato destinato al macello ma salvato e affidato alle cure dei ricoverati -  che fu realizzato sotto la direzione di Vittorio Basaglia. Era un cavallo di legno e cartapesta di dimensioni monumentali che rappresentava l'animale reale, e voleva diventare il simbolo della fine dell'isolamento dei malati mentali, un "cavallo di Troia" che potesse invece essere contenitore delle istanze di libertà e umanità dei malati mentali. Scabia racconta così la nascita di Marco Cavallo nel libro dedicato all'esperienza, pubblicato da Einaudi nel 1976 e ristampato da edizioni alfabeta verlag nel 2011: "Terzo giorno - 12 gennaio, venerdì. [...] Dai malati emerge con più forza l'idea di fare il cavallo (sono più contenti all'idea di costruire il cavallo). Un cavallo con pancia che contenga cose. Dunque l'idea di fare una casa, che ci era sembrata nascere da un'esigenza profonda, è già saltata appena l'azione pratica ha avuto inizio".

I pazienti non si occuparono direttamente della costruzione, ma vennero coinvolti nell'opera di realizzazione dei contenuti artistici e immaginifici da inserire nell'opera. I pazienti dunque decisero il colore azzurro, simbolo della gioia di vivere e decisero che la "pancia" del cavallo dovesse contenere i loro desideri, sogni e istanze".

 

Ringraziamo il Centro di Documentazione Biblioteca Biomedica Azienda Ospedaliero-Universitaria SS. Antonio e Biagio Cesare Arrigo di Alessandria per aver ricordato il Dottor Franco Basaglia nel centenario dalla nascita e tramite la loro newsletter, citando questo articolo de Il Post; noi vi invitiamo anche ad approfondire l'originalità dell'installazione artistica "Marco cavallo" tramite questa pagina su Wikipedia

 

 

 

📷  Basaglia durante una riunione con altri medici, infermieri, assistenti e pazienti nell’ospedale psichiatrico di Gorizia, tra il 1968 e il 1969 | Photo credit: Gianni Berengo Gardin

Il progetto "Lo spazio che cura" è stato sviluppato dalla Fondazione Policlinico Sant'Orsola per garantire un ambiente più sereno ai pazienti oncologici e ai loro famigliari anche attraverso le piante; come racconta il Presidente della Fondazione in questo comunicato, "...in ogni balcone le 13 fioriere hanno un colore diverso – dal verde pavone all’antracite, dalla terracotta all’azzurro di Provenza – e diversi sono gli arbusti, le piante erbacee e i fiori che vi sono stati messi a dimora, appartenenti a 22 specie, da due varietà di edera al mirto, dalla campanula all’aspidistria, dal geranio blu al pitosforo; all’interno di ogni stanza, un piccolo pannello davanti al balcone racconta quali piante si trovano nel piccolo giardino e la realtà che donando ha permesso di realizzarlo, dai vasi all’impianto di irrigazione automatizzato".

Un intervento che può avere effetti importanti: “Lo spazio in cui avviene la cura – spiega il primario Andrea Ardizzoni – fa parte della cura. Ci sono studi che lo dimostrano: se un paziente oncologico è accolto in un ambiente migliore, i risultati delle terapie sono migliori”.

 

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